È il fenomeno social del momento. Da qualche settimana a questa parte, con la socialità fisica a singhiozzo, le stanze più gettonate non sono quelle dei musei o delle nostre case, ma quelle di Clubhouse. La nuova app, un mix tra un social network, i podcast e la cara vecchia radio, sembra destinato a ridisegnare il mondo della comunicazione online.
È il fenomeno social del momento. Da qualche settimana a questa parte, con la socialità fisica a singhiozzo, le stanze più gettonate non sono quelle dei musei o delle nostre case, ma quelle di Clubhouse. La nuova app, un mix tra un social network, i podcast e la cara vecchia radio, sembra destinato a ridisegnare il mondo della comunicazione online.
Per ora utilizzabile solo su dispositivi Ios, Clubhouse si prepara anche allo sbarco su Android e forse il nostro mondo non sarà più lo stesso. Qualcuno la considera una moda passeggera, ma probabilmente si tratta di un giudizio affrettato. Che non si tratti di una novità estemporanea lo hanno intuito anche i colossi dei social che monopolizzano il mercato. Twitter si prepara, nel giro di poche settimane a rilasciare delle stanze audio per i suoi utenti e il buon Marck Zuckerberg ha già messo al lavoro i suoi sviluppatori per inserire nei suoi social qualcosa di molto simile.
Ma perché questo grande successo? Proviamo a capire come funziona davvero Clubhouse
Come funziona Clubhouse?
Clubhouse è organizzato in stanze, all’interno delle quali è possibile scambiarsi dei messaggi vocali, o meglio, intrattenere delle vere e proprie conversazioni. Quando la stanza viene chiusa, gli utenti scompaiono, così come i loro messaggi. La riservatezza è uno dei punti cardine di questo social. Non è infatti possibile iscriversi liberamente ma si accede solo attraverso l’invito di un altro utente. Ogni chat room creata ha un admin che ha il compito di moderare gli invitati e i loro interventi vocali. I temi delle chiacchierate? Di tutto e di più: film, politica, tecnologia, musica, sport ma anche Marketing e digital e molto altro, in contemporanea a migliaia di utenti.
Chi accede a Clubhouse deve verificare la propria identità (bisogna essere maggiorenni per iscriversi)
Oltre alla figura del moderatore che regola i partecipanti e il taglio della conversazione, la stanza è completata dagli speaker e dagli ascoltatori che hanno la facoltà di assistere e intervenire. Eventuali abusi possono essere segnalati da tutti i partecipanti: qualora l’indagine andasse a fondo, Clubhouse prevede una serie di provvedimenti che vanno dall’ammonimento alla sospensione e dall’espulsione alla segnalazione alle forze dell’ordine.
Al momento la piattaforma è disponibile solo su Ios, anche se presto sarà anche su Android. Esistono dei client per Android che però non permettono di interagire nella totalità della piattaforma e che limitano l’esperienza.
A trainare Clubhouse sono stati soprattutto i Vip che lo hanno utilizzato. Il 31 gennaio Elon Musk, è comparso su Clubhouse in una stanza che ha coinvolto 5000 utenti, il massimo possibile.
Tra i diversi membri famosi come non nominare l’attore Kevin Hart, il rapper Drake, o Tiffany Haddish. Ma anche molti sportivi. Personaggi popolari che hanno trainato il nuovo social. Andando però al sodo possiamo dire che il valore aggiunto della piattaforma è senza dubbio la possibilità di partecipare a conversazioni con meno intermediazioni possibili, ma allo stesso tempo con una spiccata riservatezza. E restando in ambito social, Clubhouse fa proprio leva su tendenze della comunicazione digitale: dalla voce all’attenzione alla privacy.
Interazione, live, audio: ecco gli ingredienti giusti
In questi mesi, a contribuire al successo di Clubhouse non sono state certo soltanto le “apparizioni vocali” dei Vip. Ma anche la sua formula innovativa dal gusto retrò. Il fatto che si tratti di un social vocale lascia la possibilità di svolgere anche altre semplici azioni mentre si partecipa. Dal bersi un bicchiere di vino o segnarsi la lista della spesa, pur rimanendo focalizzati sulla discussione. Ma a differenza del cugino podcast, quanto mai in ascesa e ormai punto di riferimento comunicativo degli ultimi anni, ha una marcia in più per un semplice motivo: è live. Si tratta di una conversazione in diretta. E poi è super democratico, perché si può intervenire dicendo la propria, alzando metaforicamente la mano. Insomma, un mix tra una trasmissione radio e una call, con il grande pregio, oltre a quelli sopraelencati, di spaziare su numerose tematiche. Dalla musica, al marketing, passando per lo sport, fino ad arrivare alla politica. Grazie ai promemoria e ad una sorta di vero e proprio palinsesto si può rimanere aggiornati costantemente su date e orari delle stanze, trovare quelle che ci piacciono di più, prepararsi anche magari su argomenti sui quali siamo ferrati e vorremmo dire la nostra. C’è l’usabilità e la leggerezza del social, assieme allo spessore del podcast
Questo è uno dei motivi che hanno spinto molti appassionati e professionisti del web marketing a tuffarsi nel mondo di Clubhouse. C’è un grande potenziale in termini di branding
Chi si occupa di formazione può creare delle stanze e iniziare sessioni di approfondimento, le aziende possono presentare prodotti o intavolare sessioni di QeA per i potenziali clienti.
E molto altro ancora. Il concetto principale è che i contenuti sono sempre al centro e con Clubhouse prendono una veste leggermente diversa ma altrettanto utile.
Il successo è arrivato con un numero di utenti pari a 6 milioni in tutto il mondo e oltre 50.000 in Italia e adesso la piattaforma si prepara anche a lanciare strumenti per monetizzare. L’ Ad Paul Davison ha annunciato che la piattaforma lancerà il suo primo programma dedicato ai creator. Grazie a Clubhouse Creator First – così si chiamerà –i creatori di contenuti e agli aspiranti host potranno costruire il loro pubblico, creare connessioni con aziende e marchi e monetizzare sui propri contenuti e sulle conversazioni ospitate dal social network.
Il programma per il momento sarà aperto solamente a 20 creator, scelti tra tutti quelli che si candideranno entro al 31 marzo. Ma c’è da scommetterci, questo sarà solo l’inizio. Un nuovo scenario, sociale ed economico si prepara a stravolgere la piattaforma.
Le insidie dei colossi e il dilemma del mainstream
Clubhouse si configura come la piattaforma del momento e pur con dei difetti da limare, può essere davvero una risorsa importante per i creatori di contenuti e per chi vuole conoscere e informarsi. Dall’altra parte il social in rampa di lancio deve velocemente decidere la strada da intraprendere e soprattutto guardarsi dall’arrivo minaccioso dei competitor. Partiamo subito dal primo concetto.
Oggi Clubhouse è utilizzabile solo su sistemi operativi Ios, questo da una parte ne preclude l’utilizzo a milioni di utenti, riducendo la platea che vi può accedere dall’altro lascia alla piattaforma una sorta di esclusività da Club privato che può essere identificato anche come uno dei suoi punti di forza. Cosa fare? Sembra che Clubhouse voglia provare la via del Mainstream. Gli ingegneri sono già al lavoro per sviluppare la app dedicata per sistemi Android. Il risultato sarà avere milioni di utenti in più, ma quanto cambierà la fruizione e l’utilizzo del social quando gli utenti decuplicheranno in poco tempo?
Prendere questa strada, sicuramente un po’ incerta, non è stato facile ma è stato comunque inevitabile. Anche perché i big si stanno già muovendo. Facebook, Twitter, Telegram. Il format Clubhouse è così piaciuto che tutti vogliono replicarlo. Telegram ha già aggiunto le conversazioni vocali alla sua app, mentre Twitter si prepara a lanciare Spaces, già testato in alcune nazioni, con stanze audio alle quali partecipare live. Anche Facebook si prepara a creare delle stanze audio aperte all’interazione proprio sulla falsa riga di Clubhouse. I giganti del web soffocheranno la piccola piattaforma. Staremo a vedere, certo è che quello che non si possono soffocare sono le idee e quella di Clubhouse è stata un’idea davvero vincente.
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